1° Dicembre dalle 16.30 banchetto informativo in via Etnea, Catania.
Operatori LILA e medici infettivologi risponderanno ad ogni tua domanda, dubbio o curiosità sulle infezioni a trasmissione sessuale, sulle epatiti e sull’infezione da HIV al gazebo della LILA;
HIV E AIDS, DATI DEL MINISTERO DELLA SALUTE: QUATTROMILA NUOVE INFEZIONI L’ANNO, CIRCA 200 IN SICILIA, E SI CONTINUA A FARE FINTA DI NIENTE.
ZERO nuove infezioni da HIV, ZERO discriminazione, ZERO morti per AIDS,
“GETTING TO ZERO” è l’obiettivo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità, UNAIDS e tutte le associazioni di volontariato intendono raggiungere entro il 2015. A che punto siamo in Italia, e in Sicilia?
In due anni 30 diagnosi di HIV per trasmissione del virus da madre a figlio, due in Sicilia. Un dato indegno di un Paese civile.
Per la prima volta, a trent’anni della comparsa dell’HIV, abbiamo dati sufficientemente certi sulla dimensione dell’epidemia in Italia e del suo andamento. Viene confermata la stima di circa 4mila nuove infezioni l’anno (la cifra data è minore ma probabilmente sottostimata, come afferma lo stesso Istituto Superiore di Sanità), circa 180 in Sicilia, con 5,8 nuovi casi di positività all’HIV ogni 100.000 residenti (ma in diverse regioni si supera l’8 per 100.000 residenti), 1.5 in Sicilia.
L’Italia si conferma quindi un paese a incidenza medio-alta, con tutte le necessità di prevenzione che questo dato comporta.
Due sono le criticità che balzano agli occhi: le diagnosi tardive e la modalità di infezione. Entrambe legate direttamente alla qualità dell’informazione e dei servizi rivolti alle persone.
I late presenters, persone che arrivano alla diagnosi di positività all’HIV in uno stato di compromissione, inconsapevoli di avere da tempo contratto il virus, sono stati il 54 per cento nel 2010, e il 56,4 per cento nel 2011. Un dato costantemente in aumento, che riguarda tutte le popolazioni (eterosessuali, uomini che hanno rapporti omosessuali, consumatori di droghe per via endovenosa). In Italia la maggioranza delle persone arriva al test HIV non in seguito a un comportamento a rischio, ma praticamente per caso, o perché si manifestano sintomi di una compromissione già avanzata, o in relazione a controlli medici dovuti ad altri percorsi clinici.
Diagnosi tardiva non significa solo “non aver fatto il test”. Significa scarsa o errata percezione del rischio, e quindi mancata prevenzione, significa avere informazioni insufficienti su una patologia che può essere evitata semplicemente: con l’uso del preservativo. Ricordiamo che la stragrande maggioranza delle nuove diagnosi di HIV, che sfiora l’80 per cento, è dovuta a rapporti sessuali, sia omo che etero (45,6 e 33,2 per cento).
Inquietanti appaiono poi i dati che riguardano i bambini. Le nuove diagnosi da HIV in cui la causa di infezione è stata la trasmissione verticale, da madre a figlio, sono state 11 nel 2010 e 19 nel 2011, per un totale di 30. Sono state 39 le diagnosi per persone con meno di 15 anni (14 nel 2010 e 25 nel 2011, i figli di stranieri sono 9 in tutto), e ben 15 di queste sono state per bambini con meno di 2 anni. Un dato allarmante e stupefacente, in un Paese in cui il test HIV dovrebbe essere ormai di routine per chi aspetta un figlio, perché i genitori possano accedere alle opportune terapie e i bimbi nascere sani.
La questione maternità coinvolge ovviamente le donne in prima persona. Ben il 3 per cento del totale delle nuove diagnosi da HIV accade in gravidanza. Un dato che, ancora, può significare scarsa consapevolezza e prevenzione. Altrettanto si può dire del fatto che oltre il 10 per cento delle donne Late presenters ha avuto la diagnosi in gravidanza.
Certo, il test è importante, ma non è prevenzione. Serve a dignosticare l’HIV quando l’infezione è già avvenuta! Ci chiediamo quando verrà il giorno in cui l’Italia si impegnerà a tutelare la salute dei suoi cittadini, rivolgendosi a giovani, donne, omosessuali con un linguaggio idoneo e senza pruriti. Quando la prevenzione verrà considerata per quello che è, ovvero accesso a informazioni e preservativi per tutti. Quando parlerà in maniera diretta alle popolazioni più vulnerabili invece di promuovere messaggi e azioni fumosi, per niente mirati, incompleti, paternalisti, ipocriti. Quando affronterà pubblicamente i temi discriminazione e stigma, che colpiscono le persone sieropositive e l’intera popolazione scoraggiando il ricorso a test e prevenzione. Quando, in tempi di spending review, capirà che un’infezione evitata fa risparmiare non solo sofferenze, ma anche denaro.
Quando?
10 goal per il 2015
- Riduzione del 50% dei casi a trasmissione sessuale, inclusi giovani, omosessuali e sex-worker;
- Eliminazione dei casi trasmessi da madre a figlio e riduzione del 50% delle morti correlate all’AIDS durante il parto;
- Prevenzione di tutte le nuove diagnosi correlate all’uso di sostanze;
- Accesso universale alle terapie antiretrovirali per tutte le persone affetta da HIV/AIDS eleggibili al trattamento;
- Riduzione del 50% delle morti delle persone affette da HIV/AIDS dovute alla tubercolosi;
- Accesso alle cure ed al supporto per tutte le persone affette da HIV/AIDS;
- Promozione di azioni politiche tendenti a cambiare le leggi punitive nei Paesi dove non vengono rispettati i diritti umani delle persone omosessuali, delle persone che fanno uso di sostanze e delle persone che si prostittuiscono;
- Eliminazione delle restizioni di movimento (viaggiare o risiedere) rivolte alle persone affette da HIV/AIDS;
- Promozione di leggi specifiche rivolte alle donne e alle adolescenti.
- Zero tolleranza alla violenza di genere.
Se vuoi essere informato su tutte queste tematiche, raggiungici il 1° Dicembre al gazebo della LILA. Il gazebo sarà in via Etnea dalle ore 16,30; inoltre, se vuoi sostenere le nostre iniziative, potrai comprare pubblicazioni scientifiche, materiale informativo, gadget e preservativi.
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