La legalizzazione della marijuanna in Uruguay ed Ohio hanno riaperto, nel nostro paese, il dibattito sulla legalizzazione delle droghe leggere. Sappiamo che la legalizzazione delle droghe è un tema complicato, difficile da proporre. Tuttavia abbiamo sempre pensato che la legalizzazione delle droghe potrebbe essere un passo avanti verso una società più consapevole delle proprie debolezze e più coerente nelle scelte.
Mantenere illegale l’uso di alcune sostanze, sicuramente non dannose/pericolose o se si preferisce meno dannose/pericolose di altre legali, alcune delle quali, è scientificamente provato, hanno funzione terapeutica per importanti malattie, cozza con le definizioni moderna e democratica con le quali definiamo la nostra società. E’ un singolarità che dobbiamo impegnarci ad eliminare.
Attraverso il nostro lavoro sul campo abbiamo constatato che le politiche repressive attualmente in vigore nel nostro paese, fin dal 1990 con l’introduzione della legge proibizionista Iervolino-Vassalli (DPR 9 ottobre 1990 n. 309) hanno determinato:
1. la reperibilità e la disponibilità a qualsiasi ora del giorno e della notte e senza controllo, di qualsiasi genere di sostanze stupefacenti anche molto pericolose, talvolta mal dosate e letali;
2. l’aumento esponenziale del costo delle sostanze stupefacenti;
3. lo sviluppo del narcotraffico il cui fatturato globale è stimato in 400 miliardi di dollari;
4. il sovraffollamento delle carceri per l’incarcerazione di migliaia di persone che consumano sostanze stupefacenti;
5. il peggioramento della qualità e della condizione di vita di migliaia di cittadini italiani che fanno uso di sostanze stupefacenti;
6. l’assenza di qualsiasi informazione, prevenzione, cura ed attenzione alla tutela della vita e della salute degli individui con problemi derivanti dal consumo di sostanze;
7. il mancato finanziamento di programmi di riduzione del danno (dimostrati validi a prevenire il diffondersi dell’infezione da HIV e delle altre malattie trasmissibili attraverso il sangue e i rapporti sessuali) rivolti alle persone che fanno uso di stupefacenti;
8. la violazione del diritto umano all’autodeterminazione per le persone che scelgono di consumare sostanze stupefacenti;
9. la non programmazione di studi e ricerca scientifica sull’uso terapeutico della cannabis;
10. l’assenza di un mercato economico e di una filiera dei prodotti ecosostenibili realizzati con la canapa (tessuti, semi e olio, detersivi, saponi, cere, cosmetici, carta, tavole, materie plastiche, combustibili, cemento, pannelli e materiali isolanti);
11. l’assenza di studio e ricerca sulla cannabicoltura;
12. la mancanza di creazione di nuovi posti di lavoro.
Per queste ragioni noi chiediamo al Presidente del Consiglio, On. Enrico Letta, il motivo per cui sceglie di mantenere a capo del Dipartimento per le Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio, Giovanni Serpelloni. Nominato nel 2008 dall’ex sottosegretario con delega a Droga e Famiglia, Carlo Giovanardi, Giovanni Serpelloni può contare su cospicui finanziamenti milionari in ragione dei convegni internazionali organizzati dal suo Dipartimento a cui partecipa personalmente. Giovanni Serpelloni è anche la firma che sta in calce agli articoli pubblicati dall’Italian Journal of Addiction, diretto da Giovanni Serpelloni, pubblicato e finanziato dal Dipartimento nazionale antidroga, di cui è capo appunto Giovanni Serpelloni. Insomma, il Dipartimento Antidroga, ovvero Giovanni Serpelloni, fa anche ricerca: se la commissiona, se la finanzia, se la giudica e se la pubblica.
Chiediamo al Presidente del Consiglio di esprimere un giudizio sulla obiettivitàè e validità delle evidenze scientifiche scaturute dagli studi del Dipartimento Antidroga e pubblicamente Lo invitiamo a valutare l’opportunità di sostituire il capo del Dipartimento per le Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio, Giovanni Serpelloni, che ha anche posizioni incompatibili con le Raccomandazioni della “Global Commission on Drug Policy” a cui l’Ordinamento Giuridico Italiano dovrebbe conformarsi (http://www.globalcommissionondrugs.org).
È nostro auspicio che la riapertura del dibattito sulle droghe riesca ad imporre al Governo e al Parlamento dopo 23 anni una nuova Legge sulle droghe che sappia superare definitivamente la legge proibizionista e fallimentare del 1990 e le sue successive modifiche.