Abbiamo appreso con grande stupore che “la Polizia di Siracusa ha svolto un’attività antidroga presso il Liceo Classico Tommaso Gargallo ed il Liceo Scientifico O. M. Corbino finalizzata a dare un concreto segnale di contrasto e di deterrenza al fenomeno del consumo di sostanze stupefacenti in ambito giovanile. Agenti delle Volanti della Questura di Siracusa, coadiuvati da unità cinofile antidroga della Polizia di Stato, hanno espletato un servizio di prevenzione e controllo nei pressi e all’interno degli Istituti scolastici suindicati, previa sinergica e fruttuosa collaborazione con i Dirigenti scolastici e il personale docente interessato. L’iniziativa sarà ripetuta anche nei giorni a seguire in altre scuole del capoluogo”.
La prima sconcertante notizia è che la forza pubblica è entrata a scuola, fin dentro le aule, interrompendo, senza alcuna plausibile motivazione, il regolare svolgimento delle lezioni scolastiche; un’azione invasiva di un luogo che dovrebbe dare sicurezza e serenità agli studenti, di un ambiente protetto in cui il giovane si sente sicuro e accolto.
La seconda sconcertante notizia è che i dirigenti e il personale docente degli istituti scolastici interessati hanno avallato tale inquietante iniziativa della Questura di Siracusa.
La terza sconcertante notizia è che gli studenti non torneranno a scuola con la stessa serenità e sicurezza con cui ci sono finora andati.
Il fatto che i cani antidroga non siano rimasti fuori dai cancelli ad annusare ma siano entrati in classe da un lato ha definitivamente spogliato di parola e ruolo il corpo docente, muto e assoggettato alla forza pubblica e dall’altro ha reso più vulnerabili gli studenti.
L’alleanza tra educare e punire di reaganiana memoria ha dimostrato nei decenni la sua limitatezza e oggi il suo fallimento.
La Global Commission on Drug Policy ha presentato quest’anno all’ONU un Rapporto in cui raccomanda ai Governi fra l’altro di terminare con la criminalizzazione, l’emarginazione e la stigmatizzazione delle persone che fanno uso di droghe ma che non fanno alcun male agli altri e di rompere il tabù sul dibattito e sulla trasformazione del regime globale di proibizione delle droghe.
La pedagogista americana Marsha Rosenbaum, direttrice della Drug Policy Alliance di San Francisco, così sintetizza il suo pensiero: «La realtà è che oltre la metà dei giovani adolescenti americani sperimenta l’uso di droghe illegali nel periodo in cui frequenta le scuole medie superiori. Tuttavia, l’obiettivo principale della gran parte dei programmi è quello di prevenire il consumo. Un approccio realistico dovrebbe concentrare le nostre energie sulla prevenzione dei comportamenti d’abuso. Ci riferiamo a chi alla droga dice “no”, ma dovremmo offrire un’informazione onesta e scientificamente corretta a chi dice “forse”, o “qualche volta” o “sì”».
Sarebbe ora che gli educatori tutti (genitori, insegnanti, adulti) si riprendano parola e responsabilità. Bisogna restituire alla “normalità” delle relazioni quotidiane il discorso sull’uso di sostanze: si chiama “Drug education” significa prevenire l’abuso e contenere i rischi. Significa informazione corretta, ascolto, consapevolezza.
Abdicare alla propria funzione educativa significa individuare – magari invitando i genitori ad effettuare i test antidroga sui figli o mandando i cani a scuola – i consumi per avviare i giovani alla patologizzazione e alla repressione. Il fallimento educativo insomma.
Invitiamo dunque i dirigenti e il personale scolastico del Liceo classico Tommaso Gargallo e del Liceo scientifico O. M. Corbino di Siracusa ad avviare una profonda riflessione su quanto accaduto.
Dal canto nostro offriamo, qualora richiesto, la nostra esperienza ultradecennale nell’ambito delle politiche di riduzione del danno, della prevenzione e della formazione.
Esprimiamo ancora tutta la nostra solidarietà agli studenti che hanno subito tale inaudita violenza offrendo loro ogni tipo di supporto educativo per aiutarli a comprendere ed affrontare il tema delle sostanze stupefacenti.
Infine, non possiamo che stigmatizzare e prendere atto del fallimento dell’operazione di polizia che ha impiegato per ore mezzi, uomini e animali che potevano essere utilizzati più efficacemente per il contrasto del narcotraffico a fronte di un risultato cosi ridicolo: il sequestro di un trita erbe e di uno spinello.
Con la viva speranza che iniziative del genere non accadano più.