La settimana scorsa, in Malawi, durante l’11th International Workshop on HIV Treatment, (Interest Conference), si è anche parlato di popolazioni chiave e di diritti umani.
Nell’ambito dell’infezione da HIV, le Popolazioni Chiave ( Key Populations ) sono le persone o i gruppi che ” indipendentemente dal tipo epidemia o dal contesto locale, a causa di specifici comportamenti ad alto rischio, sono ad aumentato rischio di contrarre l’infezione da HIV”. Sono riconosciute come popolazioni chiave le persone che si prostituiscono, le persone che fanno uso di sostanze per via endovenosa, le persone in carcere, le persone migranti.
Molte relazioni presentate alla conferenza hanno mostrato che in Africa le persone che si prostituiscono, si hanno dati solo per le donne, hanno una prevalenza dell’infezione da HIV da 10 a 40 volte superiore a quella della popolazione generale; si hanno pochi dati per le persone che fanno uso di sostanze e per i maschi che fanno sesso con i maschi.
Ciò è dovuto alla forte emarginazione, violenza e privazione dei diritti umani che queste persone subiscono in questi paesi; l’essere emarginati e soggetti a violenza le costringe a un forzato anonimato e a nascondersi rendendole difficilmente raggiungibili dai programmi di prevenzione e tenendole lontane dai centri di salute; per cui, in queste persone, le nuove diagnosi, vengono quasi sempre fatte a malattia conclamata e le terapie iniziate tardi e per gli stessi motivi le persone già in trattamento hanno difficoltà ad avere una buona aderenza alla terapia.
Se per le persone che si prostituiscono e per le persone che fanno uso di sostanze anche in Africa si comincia a parlare di strategie di riduzione del danno, una sessione della conferenza è stata dedicata a questo tema, per i maschi che fanno sesso con i maschi e per le persone LGBT in generale la situazione resta insostenibile e la violazione dei diritti umani insopportabile.
Molte relazioni e poster sono stati presentati nel corso della conferenza da parte di associazioni GLBT africane, uno in particolare ha raccontato la quotidianità delle persone LGBT nei paesi dove fare sesso con le persone dello stesso sesso è considerato un reato.
La relazione è stata presentata dal rappresentante di gruppo del Senegal: Association ADAMA.
L’Association ADAMA, nata nel 2003, è fra le prime associazioni africane in cui tutti i soci hanno apertamente dichiarato il loro orientamento sessuale.
ADAMA ha 132 soci attivi, 46 dei quali sono persone che vivono con l’infezione da HIV (PLWHA). Con altre associazioni, come il National Network delle PLWHA, ADAMA realizza programmi di prevenzione, esecuzione del test, counseling medico, advocacy e di denuncia dei casi di discriminazione.
L’Associazione ADAMA, alla conferenza ha presentato ha presentato i risultati di una ricerca da loro effettuata tra il 2015 e il 2016, dal titolo:
“Il persistere, in Senegal, della violenza e della discriminazione nei confronti dei maschi che fanno sesso con i maschi aggrava la loro vulverabilità. L’esperienza dell’associazione ADAMA”
Il Senegal fa parte dei paesi dove l’omosessualità è perseguitata. In Senegal, l’omosessualità è punita secondo l’articolo 319 del Codice Penale che recita: “Sarà punito con la prigione, da uno a cinque anni, e multato da 100.000 a 1.500.000 franchi, chiunque commette un atto indecente o contronatura con un individua dello stesso sesso. Se l’atto viene commesso con un minore di 21 anni, sarà applicato sempre il massimo della pena”.
A Dakar, nel 2009, in seguito a una denuncia, 9 omosessuali sono stati arrestati nelle loro abitazioni private e condannati a 8 anni di carcere per “associazione criminale”. Le persone erano tutte attiviste dell’associazione AIDES, da sempre impegnata nella lotta all’AIDS. La sentenza è stata annullata in seguito a pressioni internazionali.
Nell’agosto del 2015, 7 omosessuali sono stati condannati a sei mesi di carcere.
Nel dicembre del 2015, 16 persone sono state arrestate per aver partecipato a una cerimonia privata per “un falso matrimonio fra persone dello stesso sesso”. Le loro foto sono state pubblicate sui social network e alcuni di loro, per conseguenza dello stigma, hanno lasciato il paese.
Oltre alla mancanza di libertà, gli MSM lottano ogni giorno contro ogni tipo di discriminazione.
Tutto questo li rende una popolazione fortemente vulnerabile con l’effetto che la prevalenza dell’infezione da HIV fra gli MSM in Senegal è del 21.8% contro lo 0,7 % della popolazione generale.
Dal 2015 al 2016 ADOMA, ha intervistato molti MSM e ne ha raccolto e valutato le testimonianze.
Sono state identificate numerose forme di violenza e di violazione dei diritti umani.
23 persone sono state arrestate; 27 persone hanno subito violenza verbale e fisica: intrusione nelle case e percosse, aggressioni in luoghi pubblici da parte di gruppi omofobici; 14 persone non hanno avuto accesso alle cure: in alcuni centri viene rifiutata la cura agli MSM (per fortuna, a Dakar, tre centri si occupano degli MSM senza discriminarli); 20 persone hanno dichiarato di non aver ottenuto il lavoro e/o di non avere ottenuto una casa in affitto.
ADAMA ha assistito le persone che hanno subito atti di violenza e discriminazioni nel denunciare pubblicamente le violazioni dei diritti umani, e ha accompagnato le persone che hanno avuto difficoltà a ricevere le cure nei centri di salute.
Il rappresentante di ADAMA ha concluso dicendo che nonostante le attenzioni che le NGO e le autorità sanitarie mostrano nei riguardi delle persone LGBT, le violenze e gli abusi continuano a perpetrarsi giornalmente, ciò aggrava la loro precarietà il loro senso di insicurezza e la loro vulnerabilità, le costringe a nascondersi rendendole più esposte ad acquisire e quindi a trasmettere l’infezione da HIV.
Questo accade sotto i nostri occhi nel 2017.