Giovedì 23 ottobre, alle ore 19,30, presso la sede della LILA (Catania, via Finocchiaro Aprile, 160) è convocata un’assemblea aperta a tutte le Associazioni e alle singole persone per avviare una riflessione sui nuovi scenari legati all’uso terapeutico dei cannabinoidi e alle eventuali azioni per consentire la nascita di un’organizzazione no profit (seguendo l’esempio dei Cannabis Social Club, che stanno nascendo in Europa) che possa sostenere oltre che il diritto alla salute di coloro che possono accedere alla cura una pragmatica ed efficace azione di intervento sulle questioni sociali e politiche legate alla cannabis.
Negli ultimi anni l’uso terapeutico dei derivati della cannabis sta vivendo un globale processo di rivalutazione. Lo sviluppo delle conoscenze sul sistema dei cannabinoidi endogeni progredisce di pari passo all’individuazione di nuovi potenziali campi di utilizzo terapeutico. L’Italia è purtroppo su questo terreno molto indietro rispetto al resto del mondo. La procedura per ottenere i farmaci è macchinosa, lenta. Prevede una lunga sequenza di passaggi: medico curante, azienda sanitaria, struttura ospedaliera, autorizzazione del Ministero, ricorso al mercato straniero, importazione, farmacia ospedaliera. I tempi di attesa superano abitualmente i tre mesi e il trattamento è limitato e prevede periodiche sospensioni. Il prezzo di un prodotto ammonta in genere a dieci volte quello della sostanza originaria. La mancanza di studio e ricerca clinica in Italia impedisce ai medici di conoscere i benefici terapeutici della cannabis, che difficilmente viene prescritta. Molte ASL si rifiutano di acquistare il farmaco e di conseguenza bisogna attuare una lunga tutela giurisdizionale per ottenerlo gratuitamente.
In Italia il diritto del malato di accedere ai farmaci cannabinoidi è rimasto pressoché nullo se pensiamo che nell’ anno 2013 solo 60 persone hanno ottenuto l’autorizzazione ad importare questi prodotti.
Anche la Regione Sicilia ha approvato una delibera con la quale ha dato mandato all’assessore alla Salute perché provveda a predisporre i provvedimenti necessari ad assicurare la possibilità dell’uso terapeutico dei cannabinoidi nelle strutture sanitarie accreditate, pubbliche e private.
Il provvedimento nasce sulla base delle modifiche legislative italiane in merito all’uso della cannabis, ma anche da più sentenze che hanno riconosciuto a diversi malati, in particolare ai malati affetti da sclerosi multipla, la copertura terapeutica con tale sostanza
Riteniamo che sia opportuno iniziare a discutere anche della possibilità di permettere la coltivazione per scopo terapeutico, proprio come avviene in altre parti del mondo. Infatti il farmaco principalmente importato dall’Olanda, il Bedrocan, altro non è che infiorescenze femminili di canapa essiccate, proprio come quelle che attualmente le forze dell’ordine sequestrano a chi coltiva illegalmente questa pianta. Ciò darebbe un taglio all’acquisto di farmaci attualmente prodotti solo all’estero nonostante le autorizzazioni del CNR di Rovigo e dello stabilimento militare di Firenze. I semi certificati di varietà terapeutiche sono venduti on-line e nei growshop e sono già tantissimi i malati che, dovendo scegliere tra violare la legge o continuare a soffrire, preferiscono rischiare di finire davanti un giudice; forti anche dei risultati delle ultime sentenze che vedono assolvere chi coltiva cannabis per uso terapeutico,
A tal fine la LILA promuove un incontro per la costituzione a Catania di una associazione no profit allo scopo di 1) agevolare l’accesso dei malati alla terapia con cannabinoidi e sostenerli in eventuali azioni, anche legali, a difesa del proprio inalienabile diritto alla salute e al benessere; 2) fornire supporto informativo e morale ai malati che devono convivere quotidianamente con i sintomi di malattie gravi e – con l’aiuto di un comitato medico-scientifico – incentivare attività di ricerca sui vantaggi della canapa medicinale; 3) intraprendere e condurre iniziative di divulgazione e di aggiornamento scientifico all’interno del mondo medico-sanitario, per diffondere le conoscenze e i risultati scientifici sugli usi terapeutici della cannabis; 4) promuovere tutte le iniziative individuali e collettive atte a modificare, nel senso più utile ai malati, le norme di legge e le disposizioni ministeriali che ostacolano o limitano l’accesso alla terapia medica con cannabinoidi, o la rendono di fatto non equivalente alle altre terapie farmacologiche; 5) rivendicare la riduzione del danno come un approccio scientifico ed equilibrato al posto del mantenimento del proibizionismo sulle droghe; 6) sostenere il diritto alla coltivazione di cannabis per uso personale; 7) avviare progetti pilota per la coltivazione collettiva di cannabis terapeutica destinata al consumo personale dei propri membri; 8) avviare una riflessione sulle potenzialità, in tutti i settori della vita civile, dei derivati della cannabis (abbigliamento, oggettistica, suppellettili, prodotti per la casa, prodotti per l’igiene, sostituzione dei derivati dal petrolio, ecc.); 9) avviare, anche in conseguenza delle recenti sentenze della magistatura, una riflessione più generale sulla cannabis, sull’uso e l’abuso; 10) contribuire, applicando le nuove tabelle sulle sostanze, a superare il sovraffollamento delle carceri.