Riceviamo e pubblichiamo da Luciano Nigro, presidente LILA Catania.
230.000 morti, che sicuramente aumenteranno, allarmano e innegabilmente fanno paura.
Mi chiedo, però, perché, ad oggi, non ci siamo mai preoccupati e non ci preoccupiamo di tanti altri terribili dati.
Nel mondo, 325 milioni di persone sono portatrici dell’infezione da epatite B e C e ogni anno ne muoiono per complicanze 1 milione e 400 mila; nel 2017, 10 milioni di persone hanno contratto la tubercolosi, un milione i morti. Un milione di bambini si sono ammalati di tubercolosi, 230.000 i morti. Nel 2018, 770 mila persone sono morte a causa del virus HIV.
Una lista decisamente parziale, senza parlare delle morti da incidenti stradali, colera, ebola, diarree, anemie, morbillo, etc.
Ogni giorno, in Italia, 485 persone muoiono per tumore, 170.720 per anno; le morti da infezioni ospedaliere sono aumentate da 18.668 nel 2003 a 49.301 nel 2016; 9 persone muoiono in seguito ad incidenti stradali e altre 665 rimangono ferite. Da gennaio a luglio del 2019, 599 persone sono morte per “incidenti” sul lavoro. Negli anni passati, ogni anno, sono morte per complicanze da influenza da 15.000 a 40.000 persone.
Quest’anno è esplosa la pandemia da Covid-19. Ovviamente le nuove infezioni non si sa come si presentano e come si curano, bisogna aspettare, osservare, studiare e trarre conclusioni. Tra uno/ due anni potremo sapere cosa è accaduto.
In queste circostanze possiamo solamente applicare la prevenzione e tentare la cura. L’ospedale è il luogo dove le malattie si curano, il territorio quello dove si prevengono.
Immediatamente. abbiamo scoperto che la causa principale che ha portato a non saper fronteggiare la pandemia è stato il progressivo smantellamento della sanità pubblica (ospedali e territorio) effettuato da tutte le forze politiche italiane a vantaggio della sanità privata. Tagli, politiche sbagliate (la salute come azienda), hanno provocato la catastrofe e hanno mostrato che il re è nudo. I reparti di malattie infettive, di terapie intensive e di rianimazione sono mal equipaggiati e con personale ridotto, medico e infermieristico; la medicina del territorio è stata azzerata (da anni mancano medici scolastici, del lavoro, del territorio e di salute pubblica, non sono state portate a regime le convenzioni nella medicina penitenziaria, non esiste una adeguata copertura dell’assistenza domiciliare, residenze sanitarie assistenziali per anziani e malattie croniche privatizzate e senza personale, etc.), i medici di base lavorano in solitudine e senza mezzi o supervisioni.
Le persone sintomatiche affette dall’infezione, in conseguenza di un territorio sguarnito, si sono riversate nei pronto soccorso che sono diventati posti privilegiati di trasmissione e diffusione del Covid19 (da persone con il virus a persone che vi si trovavano perché stavano male). Nei pronto soccorso e nei reparti dedicati, e aggiungerei in tutti i presidi, le norme di profilassi universale, non applicate in tempo di HIV, SARS, H5N2, hanno continuato a non essere applicate, non sono stati individuati percorsi di accesso differenziati, sono in gran parte mancati i presidi essenziali (mascherine, guanti, disinfettanti).
Inizia il caos, la soluzione è il lockdown, tutti a casa. Senza pensare al fatto che la quarantena costa e che le persone non debbono restare sole in preda alla paura. È stato imposto: se state male telefonate al medico di base, nessuno viene a visitarvi, se peggiorate il medico di base invia il personale addetto per effettuare test e se positivi e peggiorate verrete ricoverati.
Per cui è potuto anche accadere che le persone anziane affette da malattie gravi, che fino al 2019 morivano a casa, hanno intasato terapie intensive e reparti COVID, facendo aumentare inverosimilmente la percezione del problema, e facendo aumentare le morti da coronavirus (nessuna distinzione fra morti per e morti con corona).
Perché chi ci governa non ha immediatamente convertito parte della produzione industriale in fabbriche per produrre le attrezzature per rianimazione e terapia intensiva, perché invece di costruire nuovi reparti non sono state utilizzate strutture dismesse o strutture convenzionate?
Perché non è stato rafforzato il territorio, fondamentale durante la fase 1 e indispensabile nella fase 2, potenziando l’assistenza domiciliare a supporto dei medici di base, individuando piani di prevenzione per le case di riposo, per il carcere, e per i luoghi superaffollati.
Perché non si è seguito l’esempio di un medico oncologo ospedaliero di Piacenza, che non ha abbandonato i suoi malati, ha creato una piccola equipe, ed è andato a trovarli a casa munito di un ecografo palmare e quando ha notato segni di polmonite interstiziale ha iniziato il trattamento senza aspettare tamponi. Ha curato il corpo ma anche la psiche, che rappresenta metà del trattamento.
Possibile che ci siamo fatti convincere che è giusto far morire da sole le persone? Che la sanità serve solo per trasferire le persone in ospedale? Possibile che governo e regioni non abbiano un piano per le emergenze e una commissione da far intervenire subito?
Nessuno si chiede perché in alcune città come Milano/Bergamo, Madrid, New York l’infezione si sia diffusa rapidamente e in maniera incontrollabile. Perché non a Roma, Palermo, Chicago, San Francisco o Barcellona?
L’argomento più difficile da affrontare è quello relativo alla libertà delle persone, i cittadini pagano le tasse per avere, tra l’altro, un servizio sanitario che li protegga e li supporti, che punti sul cambiamento dei comportamenti sbagliati per prevenire i problemi. I proibizionismi non hanno mai funzionato, non funzionano e non funzioneranno. E’ sempre più necessario essere partecipi e non spettatori.
“Quanto meno mangi, bevi, compri libri, vai a teatro, al ballo e all’osteria, quanto meno pensi, ami, fai teorie, canti, dipingi, verseggi, ecc., tanto più risparmi, tanto più grande diventa il tuo tesoro, il tuo capitale. Quanto meno tu sei, quanto meno realizzi la tua vita, tanto più hai; quanto più grande è la tua vita alienata, tanto più accumuli del tuo essere estraniato.” diceva Marx.
Tutte le opere sono di Renato Guttuso.