Di Loretta De Nigris e Gavino Maciocco. Salute Internazionale – 6 aprile 2016
“La sanità è un settore ad alto rischio di corruzione (questo l’incipit dell’editoriale). Si stima che il 10-25% della spesa pubblica globale sia persa in corruzione. Una cifra enorme se si considera che la spesa sanitaria mondiale è oltre i 7 mila miliardi di dollari l’anno.”
La corruzione in sanità può assumere varie forme: le “tangenti” (kickbacks) sono in testa nell’elenco contenuto in una pubblicazione dell’Unione Europea (vedi risorse)[2], seguono poi: l’appropriazione indebita, gli appalti truccati, le truffe alle assicurazioni, i conflitti d’interessi, trading in influence, che si verifica quando una persona abusa della sua influenza nei processi decisionali di una istituzione o di un governo per ottenere vantaggi materiali o anche immateriali, revolving door corruption, quando pubblico e privato si mettono d’accordo a detrimento dell’interesse di una nazione (vista all’opera in occasione dell’epidemia influenzale H1N1 nel 2009), clientelismi, favoritismi e nepotismi.
l più comune indicatore usato per misurare il livello di corruzione nella sanità di un paese è il Transparency International Corruption Perception Index (TI CPI). Alla domanda “pensi che corrompere ed essere corrotti, usare la posizione di potere per i propri vantaggi siano diffusi tra il personale che lavora nel sistema sanitario pubblico?” rivolta a un campione di popolazione residente nei 28 paesi dell’EU, il 41% delle risposte è stato SI.
Con una grande variabilità tra paesi: la corruzione tra il personale della sanità è ritenuta molto diffusa (70-80%) soprattutto in Grecia, Slovenia, Ungheria e Romania, molto poco diffusa (5-10%) in Danimarca, Finlandia e Olanda. Con l’Italia che occupa una posizione mediana (45%).
Nessun paese è esente dal problema – negli USA la cifra della corruzione è stimata tra gli 80 e i 270 miliardi di dollari l’anno – e i pazienti sono i primi a esserne danneggiati. Questa sfida – sostiene il BMJ – non è stata ancora pienamente raccolta dai professionisti, che la considerano troppo difficile da affrontare e quindi tendono a chiudere un occhio. “Ma questo non è un piccolo sporco segreto. È una delle più grandi ferite aperte della medicina”.
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